I criptoartisti si raccontano. Parola ad Andrea Bonaceto

Artribune, October 29, 2022

ANDREA BONACETO, ARTISTA E CO-FONDATORE DI AORIST, SPIEGA IN QUESTA INTERVISTA IL SUO AVVICINAMENTO AL MONDO DELL’ARTE, IL SUO INGRESSO NELLA SCENA DEGLI NFT E LE POTENZIALITÀ DI QUESTO ECOSISTEMA

 

Andrea Bonaceto (Pisa, 1989) si laurea in Economia presso l’Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant’Anna, poi si trasferisce a Londra e prosegue i suoi studi nell’ambito della finanza, avvicinandosi presto a blockchain e criptovalute. Nel privato si interessa all’arte in tutte le varie forme, è appassionato di filosofia, musica, letteratura, poesia e pittura, e questo è il suo “background informale, quello più autentico” – come lo definisce lui stesso.
Nel tempo, ha gradualmente iniziato a esplorare l’arte visiva e a sperimentare con tutti gli strumenti dell’arte tradizionale. Rimane affascinato dalla stesura del colore acrilico, e proprio questa tecnica apre per Bonaceto il passaggio all’arte digitale.


Solo quando la tecnologia NFT confluisce in ambito artistico, ha avuto la possibilità di mostrare al pubblico i lavori che svolgeva in privato e quindi di mostrare il suo vero io in maniera più autentica.


Nel 2020, Andrea Bonaceto fonda – con il collezionista di NFT Pablo Rodriguez-Fraile e la curatrice Ximena Caminos – Aorist, istituzione culturale che supporta un mercato NFT ecosostenibile per artisti che creano opere all’avanguardia e lavorano al confine tra arte e tecnologia.

 

INTERVISTA AD ANDREA BONACETO

 

Come hai scoperto il mondo degli NFT?


Il mio percorso di studi e una mia personale curiosità mi hanno portato a esplorare l’ambito della blockchain e delle criptovalute già da diversi anni. Nel 2018 ho creato uno dei primi fondi che investissero in piattaforme che utilizzano la blockchain; di conseguenza conoscevo già i vantaggi legati a questo tipo di tecnologia, colonna portante degli NFT. Prima del 2020, però, la blockchain era stata ancora poco utilizzata in ambito creativo. Uno dei primi esperimenti in questo campo è stato il progetto CryptoKitties del 2017, gattini da allevare digitalmente con un procedimento simil Tamagotchi, che intasarono il network di Ethereum.

 

Ma, quando nel 2020 ho cominciato a vedere movimenti sempre più legati al mondo dell’arte, ho pensato che fosse arrivato il momento di sperimentare. Ho sempre cercato di fare cose che mi rispecchiassero e in cui credessi. Penso che la tecnologia blockchain sarà il prossimo step di sviluppo da un punto di vista sociale e che, se in questo è presente anche l’arte, tramite gli NFT, acquisterà maggiore importanza. Grazie all’arte e alla tecnologia si potrebbe creare una società più libera e prospera dal punto di vista economico, in cui gli individui possono esistere per ciò che sono realmente e non per il lavoro che svolgono. Questo è un passo necessario anche alla luce della crescente automazione delle mansioni lavorative tramite robot e intelligenze artificiali – tecnologie che sperimenteremo sempre di più negli anni a venire.

 

Realizzi anche lavori fisici? Che differenza senti tra questi due mondi?


Sì, realizzo anche lavori fisici. Il processo fisico secondo me è diverso da quello digitale ed entrambi hanno i loro pro e contro. Del lavoro fisico mi piace molto la manualità che si ha con il colore e con il disegno a mano libera, ma lo spazio di lavoro ha dei limiti fisici ben precisi e il margine di manovra è abbastanza ristretto. L’aspetto più interessante di questo processo è che si viene a creare una dinamica organica di creazione tra l’artista e l’opera: l’artista la vede, la tocca e la modifica.


Il processo digitale, invece, permette di pensare in grande, di avere molta libertà e flessibilità.


In più, è attuale: viviamo in un periodo in cui tutto è digitale e anche l’arte può esserlo.
D’altra parte, però, si perde quell’organicità che si crea con i lavori fisici.
Io, come ti ho detto, lavoro con entrambi i metodi: quando mi stufo di uno, mi dedico all’altro e viceversa. Cerco di fare entrambe le cose in base a come mi sento.

 

Cosa significa per te fare arte?


La necessità di creare qualcosa per me nasce da problemi che ho affrontato nella mia vita.
Mi sento molto a disagio all’interno di una società in cui quello che è vero è falso e quello che è falso è vero. Ogni dinamica sociale, lavorativa e così via è una dinamica in cui è impossibile essere sé stessi. La maggior parte delle persone vive “di paycheck in paycheck”. La domanda è: come è possibile essere sé stessi in ambito lavorativo, dal momento in cui si è schiavi di qualcuno da cui a fine mese si deve ricevere lo stipendio, perché altrimenti non si possono pagare le spese? Si viene a creare, quindi, un modello sociale in cui è normale simulare, è normale essere falsi ed è normale dire cose che non si pensano. Ognuno interpreta una parte e continua con la propria vita: si costruisce una famiglia, si scorda tutto quello che si è, si muore e questo agisce nuovamente sui propri figli. È un circolo vizioso che ho sempre sofferto ed è il motivo per cui ho sempre cercato di fare più cose possibili in autonomia. Da sempre per me l’arte è stata uno strumento per rompere questo meccanismo e affermare la mia identità, chi sono veramente. Quello che provo a fare tramite l’arte è dire: io sono io.

 

Quale credi sia la strada de seguire, in tal senso?


Credo che si debba ridefinire il vocabolario della società tramite un’espressione autentica di sé stessi, di un’identità che vada al di là del lavoro. L’automazione e lo sviluppo tecnologico renderanno l’uomo sempre meno efficiente rispetto a un robot in ogni tipo di lavoro. Questo impatta molto anche sull’ambito artistico. Io non cerco di arginare questa grande onda che si sta alzando, cerco soltanto di indirizzarla nella direzione in cui uomo e macchina lavorino in sinergia l’uno con l’altro, e in cui l’essere umano utilizzi questa nuova risorsa per essere più libero, non più schiavo.


La mia dimensione di arte si connette a una dinamica di liberazione e spero che questo coinvolga le persone. È per questo motivo che mi piace che le persone interagiscano con le mie opere, che le mie opere cambino, che comunichino non solo tramite l’arte visiva, ma anche tramite poesia e musica, perché tutto è parte di un’unica cosa: una dimensione vera della vita, in cui è possibile essere sé stessi.

 

IL RUOLO DELL’ARTE SECONDO BONACETO

 

Secondo te, che ruolo ha l’artista nel mondo di oggi?


Secondo me l’arte ha un ruolo solo se sarà superata – si dovrà andare oltre l’arte. L’artista dovrà superare il concetto stesso di artista e la retorica di artisti autoreferenziali e sconnessi dalla realtà, e dovrà cercare di avere un impatto positivo nel mondo. L’arte dovrà essere un mezzo e non più un fine. Penso che sia finita la fase in cui davanti a un quadro realizzato bene le persone inneggiano a un genio o a un concetto inatteso e sorprendente. Siamo in una fase in cui l’arte è un portale che conduce al mondo reale, alla vita vera e alla realtà della società. L’arte deve permettere e facilitare la creazione dell’identità delle persone e deve aiutare a intraprendere un processo autentico, libero da imposizioni e preconcetti.


Forse si potrebbe ribattere che questa è un’utopia, ma non è così. I trend tecnologici in atto spingono verso misure come il reddito minimo garantito e altre tematiche che sarà necessario affrontare perché gli individui non saranno più essenziali per compiere la maggior parte dei lavori. Si deve, quindi, cercare di strutturare in anticipo un nuovo modello educativo in cui si dia risalto all’individuo nella sua essenza stessa, piuttosto che all’insegnamento di una mansione. Ci sarà sicuramente sempre bisogno di specialisti come dottori, ingegneri, e così via, ma penso che una visione più libera sbloccherà il potenziale inespresso nella società.

 

Rispetto alle opere NFT, come si sta muovendo il mondo dell’arte tradizionale?


Rispetto alle mie opere NFT c’è molto interesse. Spero, però, che si inizi a parlare il più presto possibile di arte contemporanea e non di criptoarte o arte NFT. La tecnologia NFT è un mezzo che permette di trasmettere un messaggio, qualsiasi esso sia. Non è il fine, è un processo in atto. Credo che gli artisti contemporanei di spicco nel mondo NFT debbano stare attenti a non saturare il mercato con troppe opere digitali e debbano cercare di compiere i passi giusti per poter rimanere rilevanti in futuro.

 

Cosa pensi del mondo NFT? Cosa ti aspetti dal futuro di questo mondo?


Penso che il mondo NFT sia rivoluzionario e la tecnologia blockchain sia significativa per poter esprimere il concetto di proprietà digitale nel nostro mondo sempre più digitale. Mi aspetto che gli NFT diventino parte di tutto ciò con cui interagiamo e credo anche che a un certo punto non si parlerà più propriamente di NFT, perché saranno comunemente accettati in ogni ambito. Per l’arte, invece, mi aspetto un’integrazione totale del mondo NFT con il mondo dell’arte fisica contemporanea.

 

IL PROGETTO AORIST

 

Sei co-fondatore di Aorist. Come è nato il progetto e qual è il suo scopo?


Il progetto Aorist è nato in maniera abbastanza organica. A fine 2020, ho conosciuto Pablo Rodriguez-Fraile, uno dei maggiori collezionisti nel mondo NFT, che mi ha supportato in quanto collezionista nei miei primi progetti artistici. Siamo diventati subito amici e abbiamo notato una similarità tra i nostri interessi. Nelle nostre chiacchierate parlavamo del mondo NFT e ci siamo accorti di una grandissima mancanza di curatela e di piattaforme di alto profilo che si focalizzassero su opere artistiche veramente innovative. Dopo aver valutato la sostenibilità del progetto, abbiamo deciso di fondare Aorist tenendo come obiettivo principale l’idea di portare le esperienze artistiche a un livello più alto. Volevamo focalizzarci sui contenuti e su una visione molto ambiziosa, cercando di aiutare altri artisti. Poco dopo si è unita a noi Ximena Caminos. Il suo profilo proveniente dall’arte tradizionale ha portato quella qualità nella esecuzione artistica dei progetti che spesso manca in ambito NFT.

 

Quali sono i punti di forza di una realtà così?


I punti di forza di questo tipo di piattaforma stanno nella realizzazione di progetti unici e innovativi, che dopo anni possono essere ancora riconosciuti come tali.

 

E i punti critici?


La criticità si trova nel riuscire a creare con successo un ponte tra il mondo dell’arte tradizionale e il mondo dell’arte digitale NFT, prendendo il meglio da entrambi e non il peggio da entrambi. Per esempio: prendere la trasparenza degli NFT e la qualità di esecuzione di alcuni progetti più tradizionali.

 

La tua ultima opera?


La mia ultima opera si chiama AB infinite 1, è un’opera d’arte digitale NFT modificabile e itinerante. Quest’opera interagisce con il pubblico sui canali social attraverso l’hashtag #abinfinite1 e si trasforma dal punto di vista visivo. In più, le parole che accompagnano l’hashtag possono essere inserite nella poesia che accompagna l’opera, creando una sorta di flusso di coscienza.


AB infinite 1 ha fatto il giro del mondo: Londra, Milano, Venezia, New York; e in questo tragitto è stata sottoposta a continue modifiche grazie alle interazioni avute con essa. Adesso è a Londra ed è stata venduta nella principale asta di arte contemporanea dell’anno, la “Evening Sale” di Christie’s, il 13 ottobre scorso.

 

Stai lavorando a qualcosa adesso?


Sto lavorando a un grande progetto, ma ancora non posso parlartene perché è in fase embrionale.

 

Dove ti troveremo tra un anno?


Tra un anno continuerò a fare quello che sto facendo adesso e che ti ho raccontato, consapevole del fatto che la vita ha una dimensione di casualità importante.