Cryptoart nella tradizione
Con questa iniziativa Christie’s sta lanciando un segnale indiretto ma incisivo ai detrattori dell’arte Nft, i quali non credono che quella legata alla tecnologia blockchain sia pienamente arte. «Il mio percorso è esemplificativo di come un Nft (acronimo di Non-fungible token, un’attestazione della proprietà e della genuinità di un bene iscritto sulla “catena a blocchi”, ndr) non sia il fine, bensì un mezzo per condividere il messaggio dell’artista, che rimane la parte più importante della dinamica generativa – afferma Bonaceto –. Certo, c’è molta speculazione: il mercato è saturato da una moltitudine di immagini. Lungi dal voler dare consigli finanziari, credo però che si debba guardare all’integrità dei creatori, supportare quelli che si percepiscono più vicini e che sappiano suscitare emozioni».
Il ruolo degli Nft
Di fatto quindi il genere crittografico, nato tra la metà e la fine degli anni Dieci di questo secolo come fenomeno di nicchia in seguito allo sviluppo di Bitcoin ed Ethereum, ha raggiunto la stessa dignità di mezzi espressivi più tradizionali come dipinti e sculture. «Il passaggio a Nft non aggiunge alcun valore in quanto tale, se non in termini di tutela dell’autenticità intellettuale – conclude Bonaceto –. Siano nel bel mezzo di un ciclo di innovazione, con alti e bassi, che sta registrando un progressivo spostamento verso una sfera virtuale con cui presto l’arte contemporanea nel suo insieme dovrà fare i conti».